Pillole da Concorto Film Festival 2023

Dal 19 al 26 agosto a Parco Raggio di Pontenure si è tenuta la XXII edizione di Concorto Film Festival, con più di quaranta film in concorso, focus tematici ed eventi musicali che esplorano tematiche sociali, emotive e di attualità attraverso una moltitudine trasversale e inclusiva di linguaggi, visioni e prospettive. All’interno del programma, spiccano quattro film del Concorso che, ciascuno in modo originale e peculiare, affrontano le differenti ramificazioni della dimensione emotiva (e non solo) dell’amore: Pentola di Leo Černic, Eva di Lucija Mrzijak e Morten Tsinakov, The Kidnapping of a Bride di Sophia Mocorrea e Souvenirs d’une Journée Parfaite di Davina Maria.

All’interno del programma, spiccano i titoli vincitori di questaedizione: Tondex 2000 (2022) di Jean-Baptiste Leonetti per il Premio del pubblico, a Night Shift (2023) di Kayije Kagame e Hugo Radi per il Premio Asino d’Oro. Mentre la Giuria giovani ha assegnato a 27 (2023) di Flóra Anna Buda la Menzione speciale e il Premio L’Onda a Sardine (2022) di Johanna Caraire. Infine, il Premio speciale della Giuria è andato a The Lovers (2023) di Carolina Sandvik e la Menzione speciale a Sardine.

Pentola, Leo Černic, Italia, 2022 | Concorso

Pentola è un uomo che, proprio come l’utensile da cucina, si sente rinchiuso in uno spazio – il matrimonio – in cui non si riconosce più. Emblematica del disagio che prova è la scena in cui viene mostrato Pentola all’interno della zuppa che la moglie, Titti, sta preparando: è soffocato. Una sensazione di non appartenenza che si scopre derivare da qualcosa di più profondo e radicato: il suo orientamento sessuale. Scappando in un mondo immaginario lontano da casa, dal suo matrimonio, Pentola parte per la ricerca della propria vera identità, e in un pomeriggio fantastico si innamora, trovando il suo vero io. Farfalle che volano libere e una danza ipnotica: un nuovo amore è sbocciato. Tuttavia, svegliatosi dal sogno, si rende conto di essere ancora intrappolato con Titti e cerca disperatamente di fuggire verso un luogo in cui possa essere liberamente se stesso. L’amore come ricerca e l’esplorazione identitaria, per Leo Černic, sono scoperte che non hanno né tempo né luogo.

Eeva, Lucija Mrzijak e Morten Tsinakov, Estonia, 2022 | Concorso

Precedentemente presentato al Festival internazionale del cinema di Berlino, Eeva tratta l’amore attraverso quello che per convenzione – ma anche per miopia – viene considerato il suo polo opposto: la morte. Morten Tšinakov e Lucija Mrzljak ne sfruttano infatti il momento topico, il funerale, per indagare come reagiamo in seguito alla perdita di una persona cara. Al funerale del marito, Eeva sembra relativamente tranquilla. Si ritrova insieme a parenti e amici al locale Ombrello Verde e, dopo le tradizionali condoglianze e qualche bicchiere di troppo, tutte le sue emozioni represse vengono a galla. Il film indaga così, in modo criptico e non banale, la morte e l’amore attraverso la storia di una relazione persa e il sentimento di colpa che lascia. Come si può riuscire a convivere con questo sentimento? È possibile riscoprire l’amore per se e riuscire a perdonarsi?

The Kidnapping of a Bride, Sophia Mocorrea, Germania, 2023 | Concorso

Come preannuncia il titolo, The Kidnapping of a Bride riprende il topos del rapimento della sposa. O meglio, se ne serve come escamotage per costruire una storia ben più stratificata, che riflette sul conflitto e il privilegio di classe attraverso un racconto suddiviso per capitoli. Nella narrazione tradizionale, il matrimonio è spesso considerato il simbolo massimo dell’amore, il momento idilliaco in cui la coppia si unisce in un vincolo sacro ed eterno. Ma non è sempre così, come nel caso dei due protagonisti, lei argentina e lui tedesco, che si trovano a fare i conti con la percezione delle differenze sociali e culturali e le influenze che esercitano sulle persone e i loro comportamenti.

Souvenirs d’une Journée Parfaite, Davina Maria, Belgio, 2022 | Concorso

Un film intimo e profondo che sfrutta al meglio la forma del cortometraggio per raccontare una storia di amicizia e di amore. Un racconto personale che l’autrice decide di narrare attraverso immagini statiche e suoni d’ambiente uniti alla sua voce e a quella di Irene, l’altra protagonista. Souvenirs d’une journée parfaite racconta di come rimaniamo legati a certi luoghi, momenti e persone della nostra vita, dell’imprevedibilità degli incontri che cambiano noi e il nostro percorso. Un’opera non convenzionale che gioca con il montaggio e il sonoro per enfatizzare in modo efficace momenti e sentimenti che la regista vuole fare emergere come cruciali. Così, immagini poetiche e delicate della spiaggia di Ostende si susseguono in quella che è una lettera d’amore alle persone e ai luoghi che ci segnano nel profondo.

Alberto Drago

“La nave sepolta” e la possibilità di sopravvivere al tempo

Basato sulla vera storia degli scavi di Sutton Hoo e sull’omonimo libro di John Preston, La Nave Sepolta (disponibile su Netflix) è un film crepuscolare, lento e introspettivo, che si concretizza in un racconto corale incentrato sulla memoria che resta dopo la morte o quanto meno sulla sopravvivenza della vita oltre certi limiti del tempo e della storia. Al centro c’è uno scavo archeologico, avvenuto nel Suffolk nel 1939, alle soglie del conflitto mondiale, durante il quale venne ritrovata un’antica nave del VII secolo, sepolcro rituale del Re vichingo Raedwald. Una scoperta straordinaria che permise non solo di riportare a galla un vero e proprio tesoro sepolto, ma anche di far luce su un periodo e una civiltà ritenuta fino ad allora barbara e incivile, priva di cultura e di significative espressioni di arte. Quel tesoro, tenuto nascosto per tutta la durata della guerra all’interno di una stazione della metropolitana di Londra, avrebbe fatto la sua comparsa solo diversi anni più tardi al British Museum, attraverso una donazione della Signora Pretty – interpretata magistralmente nel film da una pacata quanto sofferta Carey Mulligan.

Diretto dal registra australiano Simon Stone con un cast inglese d’eccezione in cui spiccano Ralph Phiennes, Lily James e Johnny Flynn, il film rende omaggio alla cultura e alla storia, intese come dimensioni che dovrebbero essere accessibili a qualunque essere umano e non relegate a un lusso e un privilegio per pochi. Il regista muove così un’efficace quanto sottile critica allo snobismo intellettuale delle istituzioni accademiche e museali, ormai consolidate e retrograde, spocchiosamente ignoranti in tutto il film (incluso il British Museum), incapaci di apprezzare il valore del singolo, come nel caso dell’archeologo autodidatta Basil Brown (Ralph Phiennes), responsabile della scoperta e della datazione della nave, nonché di condividere fino in fondo quella cultura e quel sapere di cui si arrogano il diritto di porsi come detentori e simbolo. Ed è così la vedova Pretty, proprietaria del terreno, a ergersi a vera promotrice della cultura dalle ampie e moderne vedute, decidendo spontaneamente, dopo l’acquisita potestà in tribunale del tesoro ritrovato, di donarlo gratuitamente al British Museum, affinché dopo la guerra possa divenire un motivo di conoscenza, identità e curiosità per l’intera nazione. La Nave Sepolta, film sottilmente rivoluzionario, tratteggia la Signora Pretty come donna femminista ante litteram, e lo stesso vale per Peggy Piggott (Lily James), donna quanto mai esperta nel suo lavoro ma disprezzata e sottovalutata per il suo sesso, rinchiusa in un matrimonio privo di passione con un collega forse omosessuale ma decisa a emanciparsi non solo dimostrando il proprio talento ma scegliendo liberamente di non sottostare più a un’unione infelice e degradante.

Delicato, profondo, ben recitato e moderno, il film fa uso del grandangolo a restituire la gravità della narrazione, indugiando sui vasti orizzonti dai colori caldi e le tinte ocra, crepuscolari, che pervadono un Suffolk incontaminato, vergine, fatto di campi e spazi in cui gente semplice vive lontana da ogni ipocrisia, via dalle presunzioni di una società troppo “imparata”.  La sceneggiatura di Moira Buffini tesse un film di contrasti, in cui i destini dei personaggi si intrecciano in una stessa missione, nella stessa corsa contro il tempo, minata dall’avvicinarsi incombente della guerra e della morte. La morte che, sotto forma di guerra, si avvicina quasi a sfiorare il piccolo gruppo di ricercatori spersi nelle campagne del Suffolk, indulge nella malattia degenerativa della signora Pretty e infine si affaccia nelle sembianze della stessa nave funeraria, strappata alla terra dalle mani esperte del Signor Brown.

Il tema centrale del film è infatti la celebrazione della vita e la possibilità della vita eterna, non in senso strettamente religioso ma in forma più sottile: la scoperta archeologica rappresenta una possibilità, una speranza mai perduta di trascendere o superare il mare del tempo. Ne emerge una riflessione sul valore riscoperto della storia e dell’archeologia come qualcosa di cui l’uomo, al di là della sua caducità, ha sempre fatto parte e sempre ne farà, sin dai tempi delle caverne, divenendo così immortale. All’affacciarsi della guerra, della morte, della perdita, tutti i personaggi sembrano porsi la stessa domanda: cosa rimarrà di me, cosa mi lascerò dietro? L’unica parvenza di risposta concreta pare provenire dal giovane Robert Pretty, il quale, consapevole della malattia della madre, la conduce in un mistico viaggio tra le stelle per farle capire che lei, la Regina della nave, lì dovrà attenderlo, in eterno cristallizzata nella costellazione di Orione. Ma sarà attraverso la scoperta della nave, attraverso il contributo alla storiografia inglese, che i personaggi della Signora Pretty e di Basil Brown vivranno in eterno, i loro nomi incisi sui cartellini del British Museum. 

Cosa guardare su MUBI a febbraio

MUBI è una cineteca online dove guardare, scoprire e parlare di cinema d’autore proveniente da tutto il mondo. La selezione dei titoli è affidata a una redazione di esperti del settore, che si occupano di costruire un vero e proprio percorso curatoriale cinematografico.


Per aiutarvi a orientarvi in questa sterminata cineteca online, qui trovate una nostra lista di titoli da non perdere sulla piattaforma; tra nuovi sguardi, perle del passato da riscoprire e titoli che ci hanno colpito in giro per i festival di tutto il mondo.

The Girl with the Needle, Magnus von Horn, Danimarca/Polonia, 2024 (24 gennaio)

Koraline, una giovane operaia tessile danese, si ritrova nel punto più cupo della sua vita, nel pieno del primo dopoguerra, in enormi difficoltà economiche e con una gravidanza inaspettata. Disperata, la protagonista incontra Dagmar, che le viene in soccorso offrendole aiuto e un lavoro. Ispirato a una storia vera intrisa di inquietudine e segreti, il film rimanda a questioni attualissime nella nostra contemporaneità, dove il diritto all’aborto è sempre più precario, e ci spinge a chiederci: qual è per noi il confine tra etica e morale in una società così crudele e ghettizante?

The Sweet East, Sean Price Williams, USA, 2023 (27 febbraio)

Per il suo film d’esordio, Sean Price Williams analizza le sfaccettature e le contraddizioni dell’America contemporanea. La protagonista è Lillian, un’adolescente frustrata e confusa in gita a Washington coi compagni, che decide di darsi alla fuga e vagare per l’East Coast. Lillian prosegue il suo viaggio tra incontri stravaganti e personaggi eccentrici, immedesimandosi in una moderna Alice nel Paese delle meraviglie che esplora la sua evoluzione interiore, in bilico tra sfide e ricerca di sé.

The Protagonists, Luca Guadagnino, Italia, 1999 (Videoteca)

In quello che è stato il suo film d’esordio, Luca Guadagnino affronta una riflessione sulla mente criminale: due ragazzi hanno compiuto un omicidio per poi tornare normalmente alla loro vita. Dramma e intrigo si alternano tentando di ottenere giustizia sociale, Tilda Swinton guida la troupe e diventa anche un’abile narratrice, ricostruendo i fatti e il processo e illustrando i segreti e l’oscurità di questo enigma.

La guerra di Mario, Antonio Capuano, Italia, 2005 (Videoteca)

Mario (Marco Grieco) ha semplicemente bisogno di essere compreso dai genitori adottivi, Giulia e Sandro. Eppure, la madre affidataria cerca di soffocare ogni suo dolore con vizi e regali, senza considerare il suo reale stato emotivo. Ma un bene materiale può davvero sopperira a una così profonda cornice di sofferenza? Il protagonista vive una quotidiana guerra tra la propria espressività repressa, un mondo immaginario, difficili rapporti con gli amici e una relazione sempre più intricata e complicata con la madre biologica. Ma quando si perde il controllo della quotidianità, ogni certezza inizia irrimediabilmente a vacillare, sullo sfondo di una città come Napoli, che incarna e riflette perfettamente i dissidi interiori dei personaggi.

The Here After (Efterskalv), Magnus von Horn, Svezia/Polonia, 2015 (Videoteca)

Dopo aver commesso un crimine, come si appare di fronte agli occhi di chi ci circonda? Quando John (Ulrik Munther) esce dalla prigione, si rende conto di non essere stato perdonato per aver ucciso la sua fidanzata e si sente soffocato e attanagliato dall’odio altrui. Il passato riemerge ossessivo in un presente che sembra distrutto, ridotto in polvere. L’intero futuro appare come un’eterna condanna, frutto di un gesto irreparabile e spietato. Il carnefice ha posto fine alla vita della sua vittima, ma ha rovinato anche la propria, tra le crepe di un vaso rotto che non si può ricostruire: non è più possibile ripartire e ricominciare da zero, quando il mondo fuori dalle sbarre risulta peggiore del carcere stesso.

Persona, Ingmar Bergman, Svezia, 1966 (Videoteca)

Elisabeth è un’attrice famosa che, dopo un esaurimento nervoso, decide consciamente di smettere di parlare e ritirarsi in una casa isolata accompagnata dall’infermiera Alma. Rimane chiusa nel suo silenzio, mentre la sua takecarer si apre e confida i suoi segreti più intimi, portando a creare tra le due un atipico legame emotivo. Nonostante la loro sorprendente vicinanza, la trama costruita da Bergman costringe a soffermarsi sul conflitto interiore di Elisabeth, il tormento che custodisce dentro di sé e l’imprevedibilità dei rapporti umani.

Espiazione, Joe Wright, USA/Francia, 2007 (Videoteca)

Tratto dal romanzo omonimo di Ian McEwan, il film tratta le tumultuose vicende di una famiglia inglese in cui Briony si affaccia al mondo degli adulti con occhi ingenui e, spinta da un senso di protezione, commetterà un errore che la porterà a perdere il legame con la sorella. Il film si sviluppa tra l’immaginazione fervida e i dubbi della bambina, tramutando questi moti emotiv in rimpianti quando sarà ormai anziana.

Doppio Amore, François Ozon, Francia/Belgio, 2017 (Cartellone)

Chloé (Marine Vacth) si rivolge allo psicanalista Paul (Jérémie Renier) per cercare un rimedio al proprio malessere costante. In un tripudio di passione, paziente e medico diventano amanti e decidono di convivere. Tutto sembra aver trovato un equilibrio, fino a quando la donna scopre una serie di intrighi che costellano il labirinto mentale del compagno, perso in una doppia vita, ma anche in un doppio amore. Il puzzle dell’esistenza perfetta si sgretola sullo sfondo di ricami psicologici cucini nell’anima dei personaggi.

Mine Vaganti, Ferzan Özpetek, Italia, 2010 (Cartellone)

Tommaso (Riccardo Scamarcio), dopo essersi trasferito a Roma, sorride alla vita: è indipendente, sereno e non nasconde a nessuno di essere omosessuale. Ma, quando decide di tornare a Lecce dai parenti, tutto cambia: si sente oppresso dalle idee e dalle ambizioni dei genitori e dei fratelli, coinvolti in una cultura bigotta da assecondare, ritrovandosi a dover gestire il pastificio di famiglia senza alcuna capacità né consapevolezza. Dove può portare un’esistenza carica di menzogne, segreti celati e problemi irrisolti? Il film, intessuto di ironia, cerca di ricomporre il filo logico di un dramma continuo che affonda la propria ancora in un finale intenso e inaspettato.

2046, Wong Kar Wai, Hong Kong/Cina, 2004 (Cartellone)

2046 è un luogo, un libro, il numero della stanza di un hotel, ma anche un anno importante: Hong Kong torna a essere parte della Repubblica Popolare Cinese secondo l’immaginario del film drammatico di Wong Kar Wai, sequel di Days of Being Wild e di In the Mood for Love. Lo scrittore e giornalista Chow Mo-Wan (Tony Leung) soffre terribilmente per non poter più stare accanto a Su Li-Zhen (Gong Li) e cerca consolazione in frammenti di memoria e attimi fuggenti con altre donne. Per lui, l’amore è un sentimento imprevedibile, difficile da cogliere e afferrare. Cerca così di ripercorrere la sua passione tra le parole di un libro e le fantasie di un viaggiatore giapponese che, grazie a un treno speciale, approda nel futuro e recupera i ricordi del passato. Sarà possibile così ricostruire un cuore distrutto dal dolore?

“La nave sepolta” e la possibilità di sopravvivere al tempo

Basato sulla vera storia degli scavi di Sutton Hoo e sull’omonimo libro di John Preston, La Nave Sepolta (disponibile su Netflix) è un film crepuscolare, lento e introspettivo, che si concretizza in un racconto corale incentrato sulla memoria che resta dopo la morte o quanto meno sulla sopravvivenza della vita oltre certi limiti del tempo e della storia. Al centro c’è uno scavo archeologico, avvenuto nel Suffolk nel 1939, alle soglie del conflitto mondiale, durante il quale venne ritrovata un’antica nave del VII secolo, sepolcro rituale del Re vichingo Raedwald. Una scoperta straordinaria che permise non solo di riportare a galla un vero e proprio tesoro sepolto, ma anche di far luce su un periodo e una civiltà ritenuta fino ad allora barbara e incivile, priva di cultura e di significative espressioni di arte. Quel tesoro, tenuto nascosto per tutta la durata della guerra all’interno di una stazione della metropolitana di Londra, avrebbe fatto la sua comparsa solo diversi anni più tardi al British Museum, attraverso una donazione della Signora Pretty – interpretata magistralmente nel film da una pacata quanto sofferta Carey Mulligan.

Diretto dal registra australiano Simon Stone con un cast inglese d’eccezione in cui spiccano Ralph Phiennes, Lily James e Johnny Flynn, il film rende omaggio alla cultura e alla storia, intese come dimensioni che dovrebbero essere accessibili a qualunque essere umano e non relegate a un lusso e un privilegio per pochi. Il regista muove così un’efficace quanto sottile critica allo snobismo intellettuale delle istituzioni accademiche e museali, ormai consolidate e retrograde, spocchiosamente ignoranti in tutto il film (incluso il British Museum), incapaci di apprezzare il valore del singolo, come nel caso dell’archeologo autodidatta Basil Brown (Ralph Phiennes), responsabile della scoperta e della datazione della nave, nonché di condividere fino in fondo quella cultura e quel sapere di cui si arrogano il diritto di porsi come detentori e simbolo. Ed è così la vedova Pretty, proprietaria del terreno, a ergersi a vera promotrice della cultura dalle ampie e moderne vedute, decidendo spontaneamente, dopo l’acquisita potestà in tribunale del tesoro ritrovato, di donarlo gratuitamente al British Museum, affinché dopo la guerra possa divenire un motivo di conoscenza, identità e curiosità per l’intera nazione. La Nave Sepolta, film sottilmente rivoluzionario, tratteggia la Signora Pretty come donna femminista ante litteram, e lo stesso vale per Peggy Piggott (Lily James), donna quanto mai esperta nel suo lavoro ma disprezzata e sottovalutata per il suo sesso, rinchiusa in un matrimonio privo di passione con un collega forse omosessuale ma decisa a emanciparsi non solo dimostrando il proprio talento ma scegliendo liberamente di non sottostare più a un’unione infelice e degradante.

Delicato, profondo, ben recitato e moderno, il film fa uso del grandangolo a restituire la gravità della narrazione, indugiando sui vasti orizzonti dai colori caldi e le tinte ocra, crepuscolari, che pervadono un Suffolk incontaminato, vergine, fatto di campi e spazi in cui gente semplice vive lontana da ogni ipocrisia, via dalle presunzioni di una società troppo “imparata”.  La sceneggiatura di Moira Buffini tesse un film di contrasti, in cui i destini dei personaggi si intrecciano in una stessa missione, nella stessa corsa contro il tempo, minata dall’avvicinarsi incombente della guerra e della morte. La morte che, sotto forma di guerra, si avvicina quasi a sfiorare il piccolo gruppo di ricercatori spersi nelle campagne del Suffolk, indulge nella malattia degenerativa della signora Pretty e infine si affaccia nelle sembianze della stessa nave funeraria, strappata alla terra dalle mani esperte del Signor Brown.

Il tema centrale del film è infatti la celebrazione della vita e la possibilità della vita eterna, non in senso strettamente religioso ma in forma più sottile: la scoperta archeologica rappresenta una possibilità, una speranza mai perduta di trascendere o superare il mare del tempo. Ne emerge una riflessione sul valore riscoperto della storia e dell’archeologia come qualcosa di cui l’uomo, al di là della sua caducità, ha sempre fatto parte e sempre ne farà, sin dai tempi delle caverne, divenendo così immortale. All’affacciarsi della guerra, della morte, della perdita, tutti i personaggi sembrano porsi la stessa domanda: cosa rimarrà di me, cosa mi lascerò dietro? L’unica parvenza di risposta concreta pare provenire dal giovane Robert Pretty, il quale, consapevole della malattia della madre, la conduce in un mistico viaggio tra le stelle per farle capire che lei, la Regina della nave, lì dovrà attenderlo, in eterno cristallizzata nella costellazione di Orione. Ma sarà attraverso la scoperta della nave, attraverso il contributo alla storiografia inglese, che i personaggi della Signora Pretty e di Basil Brown vivranno in eterno, i loro nomi incisi sui cartellini del British Museum. 

Cosa guardare su MUBI a febbraio

MUBI è una cineteca online dove guardare, scoprire e parlare di cinema d’autore proveniente da tutto il mondo. La selezione dei titoli è affidata a una redazione di esperti del settore, che si occupano di costruire un vero e proprio percorso curatoriale cinematografico.


Per aiutarvi a orientarvi in questa sterminata cineteca online, qui trovate una nostra lista di titoli da non perdere sulla piattaforma; tra nuovi sguardi, perle del passato da riscoprire e titoli che ci hanno colpito in giro per i festival di tutto il mondo.

The Girl with the Needle, Magnus von Horn, Danimarca/Polonia, 2024 (24 gennaio)

Koraline, una giovane operaia tessile danese, si ritrova nel punto più cupo della sua vita, nel pieno del primo dopoguerra, in enormi difficoltà economiche e con una gravidanza inaspettata. Disperata, la protagonista incontra Dagmar, che le viene in soccorso offrendole aiuto e un lavoro. Ispirato a una storia vera intrisa di inquietudine e segreti, il film rimanda a questioni attualissime nella nostra contemporaneità, dove il diritto all’aborto è sempre più precario, e ci spinge a chiederci: qual è per noi il confine tra etica e morale in una società così crudele e ghettizante?

The Sweet East, Sean Price Williams, USA, 2023 (27 febbraio)

Per il suo film d’esordio, Sean Price Williams analizza le sfaccettature e le contraddizioni dell’America contemporanea. La protagonista è Lillian, un’adolescente frustrata e confusa in gita a Washington coi compagni, che decide di darsi alla fuga e vagare per l’East Coast. Lillian prosegue il suo viaggio tra incontri stravaganti e personaggi eccentrici, immedesimandosi in una moderna Alice nel Paese delle meraviglie che esplora la sua evoluzione interiore, in bilico tra sfide e ricerca di sé.

The Protagonists, Luca Guadagnino, Italia, 1999 (Videoteca)

In quello che è stato il suo film d’esordio, Luca Guadagnino affronta una riflessione sulla mente criminale: due ragazzi hanno compiuto un omicidio per poi tornare normalmente alla loro vita. Dramma e intrigo si alternano tentando di ottenere giustizia sociale, Tilda Swinton guida la troupe e diventa anche un’abile narratrice, ricostruendo i fatti e il processo e illustrando i segreti e l’oscurità di questo enigma.

La guerra di Mario, Antonio Capuano, Italia, 2005 (Videoteca)

Mario (Marco Grieco) ha semplicemente bisogno di essere compreso dai genitori adottivi, Giulia e Sandro. Eppure, la madre affidataria cerca di soffocare ogni suo dolore con vizi e regali, senza considerare il suo reale stato emotivo. Ma un bene materiale può davvero sopperira a una così profonda cornice di sofferenza? Il protagonista vive una quotidiana guerra tra la propria espressività repressa, un mondo immaginario, difficili rapporti con gli amici e una relazione sempre più intricata e complicata con la madre biologica. Ma quando si perde il controllo della quotidianità, ogni certezza inizia irrimediabilmente a vacillare, sullo sfondo di una città come Napoli, che incarna e riflette perfettamente i dissidi interiori dei personaggi.

The Here After (Efterskalv), Magnus von Horn, Svezia/Polonia, 2015 (Videoteca)

Dopo aver commesso un crimine, come si appare di fronte agli occhi di chi ci circonda? Quando John (Ulrik Munther) esce dalla prigione, si rende conto di non essere stato perdonato per aver ucciso la sua fidanzata e si sente soffocato e attanagliato dall’odio altrui. Il passato riemerge ossessivo in un presente che sembra distrutto, ridotto in polvere. L’intero futuro appare come un’eterna condanna, frutto di un gesto irreparabile e spietato. Il carnefice ha posto fine alla vita della sua vittima, ma ha rovinato anche la propria, tra le crepe di un vaso rotto che non si può ricostruire: non è più possibile ripartire e ricominciare da zero, quando il mondo fuori dalle sbarre risulta peggiore del carcere stesso.

Persona, Ingmar Bergman, Svezia, 1966 (Videoteca)

Elisabeth è un’attrice famosa che, dopo un esaurimento nervoso, decide consciamente di smettere di parlare e ritirarsi in una casa isolata accompagnata dall’infermiera Alma. Rimane chiusa nel suo silenzio, mentre la sua takecarer si apre e confida i suoi segreti più intimi, portando a creare tra le due un atipico legame emotivo. Nonostante la loro sorprendente vicinanza, la trama costruita da Bergman costringe a soffermarsi sul conflitto interiore di Elisabeth, il tormento che custodisce dentro di sé e l’imprevedibilità dei rapporti umani.

Espiazione, Joe Wright, USA/Francia, 2007 (Videoteca)

Tratto dal romanzo omonimo di Ian McEwan, il film tratta le tumultuose vicende di una famiglia inglese in cui Briony si affaccia al mondo degli adulti con occhi ingenui e, spinta da un senso di protezione, commetterà un errore che la porterà a perdere il legame con la sorella. Il film si sviluppa tra l’immaginazione fervida e i dubbi della bambina, tramutando questi moti emotiv in rimpianti quando sarà ormai anziana.

Doppio Amore, François Ozon, Francia/Belgio, 2017 (Cartellone)

Chloé (Marine Vacth) si rivolge allo psicanalista Paul (Jérémie Renier) per cercare un rimedio al proprio malessere costante. In un tripudio di passione, paziente e medico diventano amanti e decidono di convivere. Tutto sembra aver trovato un equilibrio, fino a quando la donna scopre una serie di intrighi che costellano il labirinto mentale del compagno, perso in una doppia vita, ma anche in un doppio amore. Il puzzle dell’esistenza perfetta si sgretola sullo sfondo di ricami psicologici cucini nell’anima dei personaggi.

Mine Vaganti, Ferzan Özpetek, Italia, 2010 (Cartellone)

Tommaso (Riccardo Scamarcio), dopo essersi trasferito a Roma, sorride alla vita: è indipendente, sereno e non nasconde a nessuno di essere omosessuale. Ma, quando decide di tornare a Lecce dai parenti, tutto cambia: si sente oppresso dalle idee e dalle ambizioni dei genitori e dei fratelli, coinvolti in una cultura bigotta da assecondare, ritrovandosi a dover gestire il pastificio di famiglia senza alcuna capacità né consapevolezza. Dove può portare un’esistenza carica di menzogne, segreti celati e problemi irrisolti? Il film, intessuto di ironia, cerca di ricomporre il filo logico di un dramma continuo che affonda la propria ancora in un finale intenso e inaspettato.

2046, Wong Kar Wai, Hong Kong/Cina, 2004 (Cartellone)

2046 è un luogo, un libro, il numero della stanza di un hotel, ma anche un anno importante: Hong Kong torna a essere parte della Repubblica Popolare Cinese secondo l’immaginario del film drammatico di Wong Kar Wai, sequel di Days of Being Wild e di In the Mood for Love. Lo scrittore e giornalista Chow Mo-Wan (Tony Leung) soffre terribilmente per non poter più stare accanto a Su Li-Zhen (Gong Li) e cerca consolazione in frammenti di memoria e attimi fuggenti con altre donne. Per lui, l’amore è un sentimento imprevedibile, difficile da cogliere e afferrare. Cerca così di ripercorrere la sua passione tra le parole di un libro e le fantasie di un viaggiatore giapponese che, grazie a un treno speciale, approda nel futuro e recupera i ricordi del passato. Sarà possibile così ricostruire un cuore distrutto dal dolore?

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