MUBI è una cineteca online dove guardare, scoprire e parlare di cinema d’autore proveniente da tutto il mondo. La selezione dei titoli è affidata a una redazione di esperti del settore, che si occupano di costruire un vero e proprio percorso museale cinematografico attraverso mezzi diversi: i film, che possono essere in Cartellone o a noleggio, il Feed, che mostra cosa guardano gli altri utenti, il Notebook con notizie, interviste, reportage, approfondimenti; e ancora, la Comunità, ovvero il social di MUBI integrato a tutti gli altri, i Focus, gli Speciali e le Retrospettive. Ogni giorno viene proposto un nuovo film, che resta visibile per un mese e viene poi sostituito da un altro, in una rotazione continua. Dal 20 maggio 2020, MUBI ha introdotto la sezione Videoteca: una libreria di centinaia di titoli a completa disposizione di tutti gli utenti.
Come ogni mese di giugno, MUBI celebra il mese del Pride attraverso la sezione “Orgoglio senza pregiudizio”, dedicata ai film a tematica LGBTIQ+ provenienti dai festival di tutto il mondo. Parallelamente, la piattaforma dedica una sezione ai titoli del Biografilm Festival di Bologna, a quelli presentati all’ultima edizione del Festival del Cinema di Berlino – tra cuo We (Nous) di Alice Diop—e a quelli del Sundance Film Festival – come Pleasure, la nuovissima distribuzione MUBI disponibile dal 17 giugno.
Bully, Larry Clark, USA/Francia, 2001 (4 giugno)
Tratto da un romanzo che si basa a sua volta su un fatto reale, Bully è una colonna portante della filmografia di Larry Clark e pietra miliare del cinema indie americano a cavallo tra gli anni Novanta e i primi Duemila. Fotografo e regista originario di Tulsa, Oklahoma, ha collaborato ampiamente con Harmony Korine, interpretando e analizzato i tumulti adolescenziali senza alcun filtro per indagare i traumi, i comportamenti violenti e il nichilismo insito nelle vite dei giovani che abitano la periferia americana.
The Actress, Andrew Ondrejcak, USA, 2021 (8 giugno)
Presentato nella sezione “Incontri Fugaci” di MUBI, il cortometraggio di Andrew Ondrejcak è un omaggio al cinema di tutte le epoche: proprio come il personaggio di Denis Lavant in Holy Motors (2012) — pluripremiato film del regista francese Leos Carax — la protagonista del folgorante The Actress cambia i propri indumenti per vestire i panni di sei archetipi iconici del cinema passato e contemporaneo. Da Isabella Rossellini a Marlene Dietrich fino a Jane Fonda, l’attrice Isabel Sandoval ci trasporta in un’epopea di trasformismo e di citazioni, che non può che ricordare le opere dell’artista visiva Cindy Sherman.
Moneyboys, C.B. Yi, Austria/Francia, 2021 (10 giugno)
Selezionato per competere nella sezione “Un Certain Regard” alla 74ª edizione del Festival di Cannes, l’esordio alla regia di C. B. Yi racconta uno spaccato della società cinese relativo alla prostituzione maschile. La storia è quella di Fei, giovane che decide di lasciare la sua famiglia conservatrice per iniziare una nuova vita in città. Nel suo percorso, incontra Xiolai e, come i protagonisti di Belli e dannati di Gus Van Sant, i due giovani attraversano le strade della metropoli alla ricerca di riscatto e di una realizzazione personale, finendo poi col farsi travolgere dallo spleen di una vita dolente e vuota, in cui la speranza e l’entusiasmo sembrano progressivamente sparire.
Frank, Lenny Abrahamson, Irlanda/UK, 2014 (12 giugno)
Ispirato ad avvenimenti realmente accaduti al regista, Frank è una commedia surreale che segue le vicende di Jon, giovane aspirante musicista che fatica a trovare il proprio posto nel mondo e a concretizzare il suo talento in una carriera vera e propria. In particolare, il film racconta l’incontro di Jon con i membri della band Soronprfbs, capitanati da un leader eccentrico che indossa costantemente una grossa maschera di cartapesta. Presentato al Sundance Film Festival nel 2014, il film di Abrahamson riflette sui limiti e le possibilità della produzione musicale indipendente, sull’ipocrisia dell’industria discografica e sul ruolo dei social network nella promozione musicale, culturale e artistica. Ma è anche un viaggio romantico e comico, dolce e grottesco che indaga la psicologia umana.
De la terreur, mes sœurs!, Alexis Langlois, Francia, 2019 (14 giugno)
Realizzato con lo stesso cast di Dustin – il cortometraggio di Naila Guiguet distribuito da MUBI a maggio – De la terreur, mes sœurs! è un affascinante revenge movie che segue la giornata di quattro amiche intente a pianificare una vendetta che possa mettere fine a ogni ulteriore tentativo di denigrazione dovuto alla loro identità di genere. Prendendo in prestito stilemi dal melodramma hollywoodiano e dalla sitcom anni ’90, il film di Alexis Langlois fa dell’umorismo la propria arma per decostruire l’eteronormatività vigente nella nostra società, denunciando allo stesso tempo un’industria cinematografica afflitta dalla mediocrità e dagli abusi, in cui i rari ruoli transgender sono incarnati da persone cis.
Pleasure, Ninja Thyberg, Svezia/Paesi Bassi, 2021 (17 giugno)
Presentato al Festival del Cinema di Cannes e al Sundance Film Festival, il primo lungometraggio della regista svedese Ninja Thyberg racconta l’ascesa di una giovane donna nell’industria del porno a Los Angeles. E lo fa con uno sguardo innovativo, spietato e femminista: interessata agli studi di genere fin da adolescente, Thyberg firma un esordio incisivo e audace, che svela i lati oscuri dell’industria del porno, dominata interamente da uomini cis, da stereotipi di genere e da rappresentazioni e narrazioni tossiche, specchio dei meccanismi malsani che regolano la nostra società.
As Long As Shotguns Remain, Caroline Poggi e Jonathan Vinel, Francia, 2014 (Videoteca)
Il corto di Caroline Poggi e Jonathan Vinel, vincitore dell’Orso d’oro alla 64a edizione del Festival del Cinema di Berlino, prende in prestito le atmosfere dei film di Larry Clark e le mescola alle atmosfere sospese di Guillaume Brac per raccontare di un adolescente che sta passando attraverso il dolore della morte del migliore amico. Così, decide di mettersi in moto per salvare il fratello dalla deriva e dall’annichilimento della sterile vita di periferia. L’unico modo per fargli provare un qualche senso di vitalità e di appartenenza è però estremamente pericoloso: entrare in una gang criminale. Intriso di scenari alienanti e silenziosi – animati da una curatissima colonna sonora di musica elettronica -, il film di Paggi e Vindel fa emergere un barlume di estrema tenerezza all’interno di un un contesto dominato dalla mascolinità tossica e dall’esaltazione della violenza, dove giovani abbandonati vivono la criminalità e la fratellanza surrogata come unico modo per evadere dal vuoto dell’esistenza.
We, Alice Diop, Francia, 2021 (29 giugno)
Vincitore del premio come Miglior film della sezione “Encounters” della Berlinale del 2021, il documentario We (Nous) della regista francese Alice Diop ci accompagna all’interno della RER B, il servizio ferroviario urbano e suburbano di Parigi, che la stessa regista ha frequentato per gran parte della sua vita. Quasi come in un esperimento antropologico ed etnografico, osserviamo le periferie francesi attraverso uno sguardo interno e sincero che mescola memorie intime e inconscio collettivo in un caleidoscopio di volti e parole.
Arianna Caserta