MUBI è una cineteca online dove guardare, scoprire e parlare di cinema d’autore proveniente da tutto il mondo. La selezione dei titoli è affidata a una redazione di esperti del settore, che si occupano di costruire un vero e proprio percorso curatoriale cinematografico.
Per aiutarvi a orientarvi in questa sterminata cineteca online, qui trovate una nostra lista di titoli da non perdere sulla piattaforma; tra nuovi sguardi, perle del passato da riscoprire e titoli che ci hanno colpito in giro per i festival di tutto il mondo.
Allegoria cittadina, Alice Rohrwacher e JR, Francia, 2024 (Cartellone)
Il Mito della Caverna di Platone smembrato e reinterpretato dagli occhi innocenti e meravigliati di un bambino di sette anni, Jay (Naïm El Kaldaoui); una realtà dentro i confini, a tratti invalicabili, di una vita governata dalle immagini; una città, Parigi, dominata da una quotidianità caotica e frenetica, quasi surreale: queste alcune delle tematiche fondamentali di Allegoria cittadina. Ma quanto possono illudere le immagini che riempiono e offuscano la mente umana, e fino a dove si possono spingere? Qual è la differenza tra realtà e sogno? Perché non liberarsi dalle catene della razionalità lasciare viaggiare i pensieri verso direzioni sconosciute? Il cortometraggio propone una chiave interpretativa per cercare di rispondere a queste domande con una notevole sapienza registica, in cui cinema e arte si fondono e completano.
Figlia mia, Laura Bispuri, Italia, 2018 (Cartellone)
Quanto dolore può arrecare non conoscere le proprie origini? Come ci si sente a scoprire improvvisamente di essere stati adottati? Quanto è difficile crescere una figlia altrui, senza che lei sappia l’identità della vera madre? Laura Bispuri in Figlia mia gioca con queste circostanze complicate per riflettere sui poli opposti, ma complementari, dell’adozione e dell’abbandono. Vittoria, bambina di dieci anni, si ritrova sospesa tra l’affetto della madre che l’ha cresciuta, Tina, e la nuova consapevolezza di avere un’altra madre naturale, Angelica, alcolista e che lavora come prostituta. Tutto cambia dopo l’incontro delle due donne, entrambe che rivendicano la maternità della bimba, la quale, a sua volta, sta forse cercando prima di tutto se stessa. L’atmosfera del film rievoca Man of Steel di Zack Snyder (USA, 2013), in cui il protagonista, Superman, deve riscoprirsi e fornire un senso alla sua vita.
Incompatible With Life, Eliza Capai, Brasile, 2023
Dopo aver documentato la sua gravidanza, la regista Eliza Capai, coinvolge e intervista altre donne che hanno avuto un’esperienza simile alla sua, con lo scopo di dare voce a un argomento delicato e urgente: il diritto all’aborto, per cui in Brasile si rischia ancora il carcere. L’emozionante racconto del vissuto delle protagoniste vuole anche essere un grido d’aiuto e d’allarme verso i traumi di un sistema sanitario che limita la libertà di scelta dei corpi femminili e la mancanza di autonomia nelle decisioni riproduttive.
A Regular Woman, Sherry Hormann, Germania, 2019
Hatun Ayhrun Sürücü lotta per la libertà, sogna una nuova vita, si ribella, fugge e alza la voce contro la propria famiglia. Pretende di essere ascoltata, in una società patriarcale in cui gli uomini hanno il diritto di soffocare ogni spiraglio d’intraprendenza e indipendenza femminile. Il 7 febbraio 2005 muore per volontà dei suoi fratelli. In questo quadro efferato, Sherry Hormann ricama la storia biografica di Ayhrun (interpretata da Almila Bagriacik), forte e disposta a tutto pur di essere felice. La violenza di genere funge da sfondo delle vicende, mentre il femminicidio rappresenta anche metaforicamente la dissoluzione del desiderio di un cambiamento concreto e significativo. Per approfondire il tema, il libro Non è un destino di Lella Palladino (Donzelli, 2020) affronta proprio l’oppressione delle donne, succubi dello strapotere maschile legittimato dal patriarcato.
Le professioniste del peccato, Lizzie Borden, USA, 1986
Molly è una fotografa diplomata a Yale che lavora part-time in un bordello di Manhattan per finanziare la sua attività artistica e mantenere sé stessa e la sua ragazza. Il film esplora le interazioni tra le lavoratrici e i clienti, mettendo in luce le sfide personali e professionali che affrontano, nonché i tentativi di distinguere la loro vita lavorativa e quella privata e mantenere salda la propria identità. Ambientato in un’epoca ancora marcatamente moralista, Lizzie Borden sviluppa una visione autentica e umana del sex work, affrontando con profondità un tema che è spesso soggetto a pregiudizi e deformazioni.
Sacrificio, Andrei Tarkovsky, Svezia/Francia, 1986
Cosa accadrebbe se, durante una cena, il telegiornale annunciasse l’arrivo di un’imminente guerra? Quali sarebbero le reazioni più sconvolgenti? Alexander, il protagonista, si dimostra disposto a rinunciare a tutto ciò che ha e che ama, pur di evitare la catastrofe, e prega Dio. Ma quante persone sarebbero davvero propense a sacrificarsi, come lui? E chi ammirerebbe genuinamente il suo gesto estremo? L’opera cinematografica, costellata da monologhi, critica e denuncia l’insensibilità di un’intera società omologata, vittima del denaro e priva di autentica spiritualità.
L’uomo senza passato, Aki Kaurismäki, Finlandia/Germania, 2002
Una vita lasciata alle spalle, una serie di ricordi volati via con il vento e una persona che non sa nemmeno più come si chiama: questi i temi che affiorano nel film L’uomo senza passato di Aki Kaurismäki – che richiamano quelli di Mulholland drive di David Lynch (2001). Il protagonista, dopo aver perso la memoria, si ritrova a dover ricostruire ogni tassello della propria esistenza da capo, portandoci a riflettere sulla capacità di ricominciare, tra strade sconosciute e nuovi percorsi esistenziali, e iniziando a concepire che, forse, il passato non esiste.
Un affare di famiglia, Hirokazu Kore’eda, Giappone, 2018
Un’insolita famiglia giapponese, che vive nella povertà, decide di accogliere una bambina maltrattata dai genitori, che finisce in questo gruppo di ladruncoli colpevoli ma felici grazie alla gentilezza che regna reciproca tra loro: chiusi al mondo esterno ma aperti l’uno con l’altra. Il film è una riflessione sull’idea di famiglia, che va oltre i legami biologici, e sul confine tra giusto e sbagliato in un contesto di emarginazione sociale. Con una narrazione delicata e umana, Kore’eda mette in evidenza la fragilità delle relazioni umane e il desiderio universale di appartenenza
Il disprezzo, Jean-Luc Godard, Francia/Italia, 1963
Basato sull’omonimo romanzo di Alberto Moravia, l’opera parla della crisi coniugale tra Paul Javal e sua moglie Camille. Nel film due conflitti fanno da protagonisti: quella tra marito e moglie, che usa le varie vicissitudini di coppia per esplorare il tema dei rapporti umani, mettendo in luce le incomprensioni e le decisioni che possono portare alla fine di una relazione; e il conflitto tra regista e produttore, che riporta la riflessione del regista sulle tensioni tra il cinema come forma d’arte e come prodotto commerciale.
Crepa padrone, tutto va bene, Jean-Luc Godard e Jean-Pierre Gorin, Francia/Italia, 1972
Suzanne, una giornalista americana, e Jacques, un regista francese, si ritrovano a documentare uno sciopero operaio in una fabbrica francese dove i lavoratori hanno preso in ostaggio il direttore per protestare contro le loro condizioni e l’autoritarismo aziendale. La narrazione si sviluppa attraverso il confronto tra i lavoratori, i sindacati e i dirigenti, portando alla luce la contrapposizione tra capitalismo e le diverse forze sociali. “Crepa padrone, tutto va bene” vuole essere un’analisi critica alla società moderna, tentando di dare un ruolo al cinema nella lotta politica.